Coworking a Milano: cos’è e perché è una scelta green

Il coworking a Milano, nonostante l’emergenza sanitaria che ha modificato lo stile di vita di molte persone e ha messo in crisi numerose attività, non ha cessato di esistere. Al contrario, è stato in grado di assorbire i cambiamenti, attirando molti dei lavoratori costretti allo smart working.

Spazio di coworking a Milano

Il 15 marzo si è svolto proprio a Milano un incontro dal titolo “Lavorare vicino a casa, coworking e near working per la città in 15 minuti”, trasmesso in streaming e tutt’ora visibile online, nel corso del quale è stata sottolineata l’importanza degli spazi di coworking per il futuro sviluppo della città, che dovrà diventare più sostenibile e green.

Dalla possibilità di ridurre gli spostamenti in automobile dei lavoratori da casa fino al luogo di lavoro alla creazione di ambienti ecosostenibili, gli spazi di coworking si pongono a tutti gli effetti come un importante punto di partenza per la ricostruzione di un domani post pandemico più a misura di uomo e di ambiente.

Coworking a Milano: in cosa consiste

Quando si parla di coworking, si pensa subito agli uffici o agli spazi che mettono a disposizione di professionisti, creativi e, oggi più che mai, semplici lavoratori ambienti dotati di tutto il necessario per lavorare in modo produttivo e stimolante: wi-fi, computer, scrivanie e sedute ergonomiche, sale riunione, sale relax. In realtà, oltre che ai luoghi, il termine fa anche riferimento al metodo, o allo stile, di lavoro.

“Coworking”, secondo la definizione riportata dal vocabolario Treccani online, significa:

Attività di lavoro caratterizzata dalla compresenza in uno spazio fisico condiviso di più liberi professionisti che collaborano tra loro anche in remoto, mettendo reciprocamente a disposizione le proprie competenze specifiche; in senso concreto, lo spazio fisico da condividere con altre persone per condurre un’attività lavorativa improntata alla collaborazione”.

Uno degli aspetti fondamentali di questo metodo di lavoro è dunque la collaborazione: all’interno dello spazio condiviso, lavoratori indipendenti possono trovare stimoli e metodi nuovi per collaborare con altre professionalità. In tal modo, potranno espandere la loro rete sociale e aumentare le possibilità di successo dei progetti ai quali si dedicano.

Dopo il lungo periodo di astinenza sociale imposto dal Covid-19 ai lavoratori in smart working, abbandonare le quattro mura della propria abitazione e ritrovare momenti di condivisione in ambienti ben strutturati e a norma come questi è un toccasana per l’umore, la mente e soprattutto la produttività.

Gli spazi di Coworking a Milano

Gli ambienti destinati al coworking non sono tutti uguali: dal target di riferimento al luogo in cui vengono organizzati, sono più di uno i fattori che influenzano l’organizzazione degli spazi.

A Milano è possibile trovare aree di coworking nei luoghi più disparati, dalla libreria, come nel caso del rinomato Open di zona porta Romana, al circolo ricreativo, come il Formidabile di Lambrate, passando per ostelli, come il Combo di porta Genova, e hotel, tipo il 21 Wol di Città Studi

Non mancano, anzi sono molto numerosi, gli spazi nati esclusivamente come coworking, primo fra tutti il Copernico che, con i suoi 15 mila metri quadrati di superficie, mette a disposizione dei lavoratori che lo scelgono anche una palestra e un parco.

Secondo uno degli studi commentati nel corso dell’incontro del 15 marzo e intitolato “La geografia degli spazi di coworking a Milano. Un’analisi territoriale”, gli spazi presenti in città sono 119, in crescita del 75% rispetto al 2014, distribuiti su tutto il territorio, dal centro alla periferia.

Quello che accomuna tutti questi ambienti, eleganti o alla mano, è l’atmosfera: serena ma stimolante e efficace in tutte le sue componenti, grazie all’attenzione prestata alla scelta dell’arredo e dei complementi in fase di progettazione.

L’arredamento ideale per uno spazio di coworking

Al di là che si tratti di piccoli spazi di pochi metri quadrati ricavati all’interno di altre realtà o di edifici interamente adibiti allo scopo, la scelta dell’arredamento è di fondamentale importanza per permettere a professionisti e lavoratori di mantenere la concentrazione, sentirsi a proprio agio e evitare dolori muscolari causati da sedie o scrivanie non adatte al lavoro d’ufficio.

Gli ambienti dovranno prevedere:

  • scrivanie: potranno essere singole per chi necessita di maggiore privacy e lunghe tavolate per chi invece desidera una maggiore cooperatività. Oltre a dover essere dell’altezza giusta per permettere a chi lavora al computer di non dover assumere posture errate che, a lungo andare, potrebbero causare dolori a collo e schiena, tavoli e scrivanie dovranno anche permettere di rispettare il distanziamento sociale richiesto dal protocollo sanitario per la gestione della pandemia. Nel caso delle tavolate, risultano molto utili i separé in plexiglas, al contempo trasparenti e protettivi;
  • sedute: le sedie utilizzate durante il lavoro dovranno essere ergonomiche e regolabili, mentre per le aree dedicate al relax e per le sale d’attesa si potranno utilizzare divanetti o poltrone;
  • luce: l’illuminazione dovrà essere il più possibile naturale, sia per stancare meno la vista, sia per ridurre il consumo energetico. Nel caso in cui l’ambiente non disponesse di luce naturale sufficiente, ricorrere preferibilmente a sistemi di illuminazione eco friendly;
  • piante: queste si riveleranno utili per rendere l’aria più salubre, riducendo le polveri sottili e aumentando la quantità di ossigeno nell’ambiente, per ridurre le emissioni nocive e per diminuire il rumore, in quanto possono fungere da isolanti acustici naturali;
  • armadietti con lucchetto per gli effetti personali.

Una delle scelte che si sta rivelando vincente è quella di puntare sull’ecodesign anche in ambito coworking. Sono sempre di più le persone sensibili alla salvaguarda dell’ambiente, quindi gli spazi che assicurano un ridotto consumo energetico, magari associato all’utilizzo di forme di energia verde, e forme di riciclo e recupero riscuotono un successo maggiore rispetto a quelli più classici e meno attenti a questi aspetti.

Perché il coworking è una scelta green

Abbandonare l’automobile, gli autobus e i treni per andare al lavoro e spostarsi a piedi o con la bicicletta: questa scelta di vita, oltre a premiare la salute, darebbe anche un grande aiuto all’ambiente. Purtroppo non per tutti è possibile, ma chi oggi lavora in smart working può spostare la propria attività da casa all’interno di un coworking a Milano posto nella zona in cui si risiede, raggiungibile in un massimo di 15 minuti in bicicletta.

Questo, come è emerso dalle parole dette dall’assessore alle politiche del lavoro Cristina Tajani durante l’incontro del 15 marzo, è l’obiettivo che si pone la città di Milano:

Vogliamo essere la prima amministrazione a sperimentare nuovi luoghi e nuovi modi di lavorare che si pongano in sintonia con la costruzione di una Milano a 15 minuti e contribuiscano a ridisegnare il modo di vivere e fruire della città e dei suoi servizi post pandemia: lo smartworking ci accompagnerà anche dopo l’emergenza sanitaria. Dobbiamo quindi lavorare su contrattazione collettiva e politiche pubbliche in grado di limitarne gli effetti negativi, come il confinamento domestico, ed enfatizzarne quelli positivi, come il risparmio di tempo negli spostamenti e la migliore conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro”.

In più, sfruttando ambienti condivisi, magari progettati in ottica sostenibile come il CoCoon di Hong Kong o il GreenSpace di Denver, si ottimizzano maggiormente le risorse e si riduce ulteriormente l’impatto ambientale del lavoro.

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Riguardo Eva

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