Cosa vuol dire personalizzare arredi e ambienti? Quale il procedimento?
“Tutto si trasforma quando le superfici obbediscono”. In questa trasformazione risiede un procedimento: la personalizzazione di un materiale e di un ambiente, l’incontro fra creatività e funzionalità, fra designer ed esigenze del cliente. Lo afferma Donatella Cavazzuti, Art designer chief della modenese CD Factory, azienda specializzata nella lavorazione e customizzazione di materiali per pavimentazioni, rivestimenti, complementi d’arredo, progettazione di ambienti.
CD Factory nasce agli inizi del 2018, dalla visione comune dei suoi tre soci provenienti da realtà lavorative differenti, in strettissima collaborazione da anni, con la voglia di unificare le forze e dare vita a progetti unici e all’avanguardia nella sperimentazione e personalizzazione di materiali destinati ad arredi, e nella progettazione di interior customizzati. Una giovane e piccola star-up che prova a ritagliarsi uno spazio tra i grandi nomi del Made in Italy.
Customizzazione e personalizzazione sono due termini entrati di diritto nel vocabolario del design e della moda, c’è chi ne sottolinea la differenza, chi invece osserva che, fondamentalmente, vogliono dire la stessa cosa. Custom tradotto dall’inglese significa “personalizzare”, quindi, i due termini sono praticamente sinonimi. La differenza è un po’ quella che passa fra Made to measure e Tailor made.
Customizzare o personalizzare vuol dire comunque offrire un servizio al cliente. Sviluppare opzioni personali per chi ha scelto una soluzione di arredo. Da parte dell’azienda e del designer è un modo pro-attivo di lavorare e progettare quella stessa opzione. Significa fondamentalmente creare e sviluppare idee che vanno incontro ai desideri della clientela, reagire alle richieste, espletare un nuovo servizio e tagliare su misura quell’esigenza, quel bisogno, quel desiderio espletato dal cliente.
Di mezzo c’è il progetto creativo, la metamorfosi del servizio.
Ci sono le superfici “obbedienti”, alle quali ironicamente accenna Donatella Cavazzuti, che nel caso della CD Factory, quelle sperimentate sono pellami, cuoio, nappa, vitello, bovine. Pitone, razza, coccodrillo, alligatore, struzzo. Ci sono i metalli: alluminio, ottone. I materiali: corian, legno, marmo, ceramiche, metacrilato. L’azienda sperimenta e personalizza sempre con nuove lavorazioni i materiali per farne emergere i “volti nascosti” incidendone il dna.
“Il dover sempre adattare le lavorazioni al materiale sicuramente rappresenta un ottimo stimolo di apprendimento, che a lungo andare fornisce una conoscenza intrinseca del materiale che si sta lavorando”
Chi conosce i materiali sa che può trovare nella loro essenza più profonda elementi sorprendenti da portare in superficie. Come nel caso dei nuovi progetti Window, Grid, Fantasy, Bud.



D_ Donatela Cavazzuti, cosa vuol dire per CD Factory personalizzare un arredo, un ambiente?
R_” CD Factory propone un’altissima personalizzazione di arredi e ambienti. Il rapporto con il cliente è il fulcro di ogni nostro progetto, capire i gusti del nostro cliente è fondamentale. Andare incontro ai desideri e alle esigenze della clientela, oggi, vuol dire trasformare materiali per soddisfare i desideri e le necessità dei clienti. Un bisogno che al tempo stesso incontra la nostra creatività, ago della bilancia fra artigianalità e tecnologia applicata. Nella nostra sperimentazione, nelle lavorazioni adottate, ogni materiale assume volti diversi, personalità altre, che ne fanno emergere la bellezza nascosta, attraverso una ricerca creativa e funzionale certosina, che terminata e allestita sottrae l’ambiente e un arredo all’anonimato”.

Ogni materiale “lavorato” può produrre effetti sorprendenti. La sperimentazione dei materiali e le lavorazioni nel caso della factory modenese è supportata da una ricerca creativa incessante, supporata da tecniche scultoree in 3D su pelle, legno, e altri materiali scelti in alchimia e simbiosi di tanti progetti. Una ricerca che confluisce nelle lavorazioni, che sono tante, nei temi e nelle proposte, come nel caso di Bud dove scavando gli spessori si sono ottenute forme e colori armoniosi di petali, in omaggio alla natura.

In Fulness si sperimenta il volume, si costruisce uno stampo e dopo una serie di prove si trova l’equilibrio fra peso, forma e riempitivo, per dare origine a un rivestimento con tante caratteristiche: morbidezza antiurto, insonorizzazione, stabilità nel tempo


Temi suggestivi anche per le decorazioni geometriche e floreali in Traces of concrete dove alle doghe di legno di rovere trattato e colorato con l’incisione, si esportano parti di superficie, evidenziando la naturale colorazione del legno. In questo caso i disegni emergono tridimensionali dalla base. Dove la perfezione del laser traccia sentieri, la natura suggerisce, la materia risponde. In Tattoo il legno inciso e stampato diventa invece un segno pittorico del tema di collezione.

Il tema più tradizionale del legno accoppiato al marmo è stato elaborato e trasferito in un quotidiano contemporaneo, vestendo spazi architettonici dove la tecnologia con occhio attento e sapiente guarda al decoro di uno spazio vitale, qualsiasi esso sia, una singola stanza o spazi progettati per essere scenari di vita collettiva.




La filosofia aziendale riconduce ad un artigianato contaminato dalle tecnologie, a una ricerca creativa che non perde mai di vista il connubio fra eleganza e funzionalità, fra materie differenti, colonna portante del lavoro che si ritrova filo conduttore in tutte le proposte.

D_ Legno, corian, alluminio, cuoio, marmo, razza, quali sono i materiali più difficili da lavorare?
R_ Tra tutti i materiali elencati sicuramente quelli più difficili da lavorare sono i naturali come il cuoio e il pellame in genere, poiché presentano una qualità mai costante e mai uguale, a partire da spessori e dimensioni. Il dover sempre adattare le lavorazioni al materiale sicuramente rappresenta un ottimo stimolo di apprendimento che a lungo andare fornisce una conoscenza intrinseca del materiale che si lavora. Per quanto riguarda le lavorazioni che si possono applicare ai vari materiali, quella che offre più spunti creativi è in 3D. La possibilità di poter lavorare sulle tre dimensioni e dare vita ad un movimento statico è sicuramente più innovativa e stimolante.
D_ Da dove nasce l’ispirazione per una nuova lavorazione?
R_L’ispirazione nasce da ciò che ci circonda, da un dettaglio che si vuole ricreare e riportare su un materiale, ma anche dalla praticità che esso può rappresentare. La tecnologia inutile dirlo, oggi è fondamentale, tanto quanto avere una profonda conoscenza della materia prima utilizzata .

D_CD Factory non è solo ricerca di nuove lavorazioni, studio di materiali, ma anche progettazione di interior, arredi su misura. Come nasce un ambiente da voi disegnato?
R_ Un progetto di interior nasce sia dalle lavorazioni del materiale che si intende introdurre nell’ ambiente “tipo” ma soprattutto dall’idea, l’immagine finale dell’ ambiente: caldo e raffinato con una parete in cuoio, piuttosto che un design industriale moderno, in cui si applica alluminio o corian.
D_ Si parte prima dal materiale o dalle lavorazioni?
R_L’idea si sviluppa durante il confronto con il cliente, ed è come una finestra spalancata da un forte soffio di vento su un mondo fantastico. E’ la parte del mio lavoro che preferisco. Ascoltare e tradurre ciò che il cliente si aspetta da noi vuol dire già calarsi in quell’atmosfera che il cliente si aspetta di percepire a lavoro finito.

D_Quali sono le lavorazioni che hanno riscosso più successo?
R_Non parlerei di successo. Vedere il cliente soddisfatto è per noi il miglior successo. Ogni sviluppo, ogni lavorazione, ha il suo pezzo di punta, che può essere spunto per altri clienti e nuovi progetti.


