Ro Plastic Master’s Pieces: al Fuorisalone 2019, il design ecosostenibile

Dall’idea di Rossana Orlandi, nota gallerista milanese, la mostra Ro Plastic Master’s Pieces, svoltasi nel 2019 in occasione del Fuorisalone, aveva visto i più importanti artisti e designer del mondo impegnati nella realizzazione di opere ecosostenibili, realizzate con plastica riciclata.

Opera di Marcel Wanders Reuse Bottle Composition. Ro Plastic Master's Pieces
Marcel Wanders, “Reuse Bottle Composition”. Da guiltlessplastic.com

Un modo per smuovere le coscienze di chi progetta e produce, ma anche di chi consuma, la mostra del Fuorisalone 2019 rientrava in un più ampio progetto, il GuiltlessPlastic, progetto internazionale che ancora oggi viene portato avanti dalla sua ideatrice.

Da Patricia Urquiola a Massimiliano Adami, tutti i partecipanti hanno messo in gioco la loro creatività per dimostrare che anche il design, se sviluppato in ottica ecosostenibile, può contribuire a combattere i problemi ambientali.

Ro Plastic Master’s Pieces

Opera di Matteo Cibic, Cabinet-oh. Ro Plastic Master's Pieces
Matteo Cibic, “Cabinet-oh”. Da guiltlessplastic.com

Ideata nel 2019 da Rossana Orlandi per il Fuorisalone di Milano, la mostra Ro Plastic Master’s Pieces, sviluppata all’insegna dell’EcoDesign, aveva visto la partecipazione di 29 designer internazionali. Lo scopo della mostra, sviluppata nel contesto del progetto GuiltlessPlastic insieme al premio Ro Plastic Prize, era quello di sensibilizzare il mondo del design sul tema della plastica, spingendo a un utilizzo più consapevole di questo materiale altamente inquinante.

La curatrice parte dalla convinzione che il problema dell’inquinamento ambientale non sia un problema da delegare alle generazioni future, ma vada affrontato fin da ora, con un utilizzo più consapevole dei materiali e, nello specifico, della plastica. Questo materiale possiede infatti grandi potenzialità; l’importante è imparare a utilizzarlo nel modo corretto, evitando di abbandonarlo in natura, dove una bottiglia di plastica impiega centinaia di anni per decomporsi totalmente.

Il risultato è stato davvero sorprendente: 29 opere uniche di eccezionale originalità ed efficacia, esposte presso il Padiglione Ferroviario del Museo Scienze e Tecnologia “Leonardo da Vinci” in un ambiente sobrio. La scelta degli allestitori, legata all’ideologia di sostenibilità e recupero dei materiali propria dell’esposizione, era consistita nell’utilizzare come piedistalli le casse da imballo con le quali le opere erano giunte in sede.

I partecipanti alla mostra Ro Plastic Master’s Pieces

Tra i partecipanti, nomi di spessore internazionale, molti dei quali già strettamente legati alla galleria Ro di Rossana Orlandi, tutti motivati a operare un gesto di sensibilizzazione tramite il loro intervento creativo: Massimiliano Adami con Meteora, William Amor con Railway flowers, Nacho Carbonell con Re-revolution, Matteo Cibic con Cabinet-oh!, Enrico Marone Cinzano con Tronco, Jacopo Foggini con Acquerello, Formafantasma con Botanica, Barnaba Fornasetti con Fornasettina Remix, Maurizio Galimberti con Flowers in Plastic emotion, Jaime Hayon, Piet Hein Eek con Electronic man, Thierry Jeannot, Studio Job con Ciao Sandro, Max Lamb, Piero Lissoni con Clastic-Plastic, Massimiliano Locatelli con Breuer Chair, Fernando Mastrangelo con Tombstone Chair, Alessandro Mendini con Alex Chaise Longue, Lucio Micheletti con Victory, Brodie Neil con “Capsule” Ocean Plastic Hourglass, Fabio Novembre, Italo Rota con Jolly Roger, James Shaw, Studio Nucleo con “Stones” consolle, Patricia Urquiola con Wasting time daybed, Dirk Vander Kooij con The melting pot, Tiziano Vudafieri con Wilhelm lamp, Marcel Wanders con Re-use bottle composition e Nika Zupanc con Tic Tac clockcomposition.

Piet Hein Eek con la scultura Electronic man

Opera di Piet Hein Eek, Electronic Man. Ro Plastic Master's Pieces
Piet Hein Eek, “Electronic Man”. Da guiltlessplastic.com

L’opera presentata da Piet Hein Eek a Ro Plastic Master’s Pieces nel 2019 faceva parte di un ciclo di lavori di design studiati proprio per arginare lo spreco, riutilizzando materiali esistenti. Il particolare, l’opera Electronic man è parte della serie Self-portrait, caratterizzata dalla realizzazione di busti di dimensioni imponenti, interamente realizzati con oggetti di scarto perché, come si legge sul sito dell’artista, “i nostri rifiuti sono autoritratti in cui lo spreco del quale ci circondiamo e che produciamo è il punto di partenza”.

Studio Job con Ciao Sandro

Opera di Studio Job, Ciao Sandro. Ro Plastic Master's Pieces
Studio Job, “Ciao Sandro”. Da guiltlessplastic.com

Realizzata combinando due materiali molto diversi fra loro, ossia il bronzo e la plastica riciclata, questa originale opera era stata pensata come un “ritratto” in omaggio dell’architetto e designer Alessandro Mendini, mancato pochi mesi prima della mostra.

Come si legge sul sito ufficiale di Studio Job, con questa opera e le altre della serie Containers III, “non pretendiamo di risolvere il problema della plastica, ma cerchiamo di elevarla ad oggetto desiderabile”.

Fernando Mastrangelo con Tombstone Chair a Ro Plastic Master’s Pieces

Opera di Fernando Mastrangelo, Tombstone chair. Ro Plastic Master's Pieces
Fernando Mastrangelo, “Tombstone chair”. Da guiltlessplastic.com

Come si legge nella presentazione della mostra, questa sedia era stata pensata dal designer Mastrangelo per essere “un oggetto esagerato simile a una lapide su cui le persone possono sedersi per capire la gravità della catastrofe causata dalla plastica che dobbiamo affrontare”.

Interamente realizzata con plastica riciclata colorata di blu, l’imponente sedia alta 365 cm voleva porsi dinnanzi agli occhi dei visitatori come una metafora del crescente problema dell’inquinamento ambientale da plastica.

Patricia Urquiola con Wasting time daybed a Ro Plastic Master’s Pieces

Opera di Patricia Urquiola, Wasting Time Daybed. Ro Plastic Master's Pieces
Patricia Urquiola, “Wasting Time Daybed”. Da guiltlessplastic.com

Tra i capolavori esposti presso il Museo “Leonardo da Vinci” di Milano, spiccava l’opera Wasting Time Daybed di Patricia Urquiola. La forma di questo originale e divertente chaise longue era ispirata alle sneaker e, oltre a essere interamente fatto di plastica riciclata, era completamente smontabile, così da poter essere recuperato e riciclato a sua volta.

Sul sito della designer si trova la seguente ironica descrizione, qui tradotta in italiano:

Io sono il Wasting Time Daybed,

I miei antenati erano sneakers

e io sono senza genere.

Parlo la mia personale lingua,

senza regole o costrizioni.

Sono fatto interamente di plastica riciclata.

Puoi facilmente smontarmi;

le mie articolazioni sono removibili,

e rinnovabili.

Probabilmente a prima vista

è difficile che piaccia,

ma ti sfido”.

William Amor con l’installazione Railway flowers

Opera di William Amor, Railway flowers. Ro Plastic Master's Pieces
William Amor, “Railway flowers”. Da guiltlessplastic.com

William Amor è un artista e designer specializzato nella realizzazione di meravigliosi e delicati fiori fatti con plastica riciclata. Le sue creazioni hanno decorato, tra le altre cose, edizioni prestige del profumo Mon Guerlain, oltre a boutique Guerlain e Chanel.

Per la mostra Ro Plastic Master’s Pieces, l’artista ha realizzato un’installazione molto raffinata, decorando le rotaie presenti all’interno della sede espositiva con papaveri e fiordalisi realizzati utilizzando delle borse di plastica. Oltre alla bellezza estetica, la sua opera trasmette un messaggio importante, in quanto tramuta quei rifiuti inquinanti che spesso si trovano lungo i binari in meravigliose e colorate composizioni floreali.

Conclusioni

All’insegna del riciclo e del riuso della plastica, la mostra Ro Plastic Master’s Pieces del 2019 ha mostrato al pubblico come un materiale inquinante e antiestetico possa essere tramutato dall’ingegno di artisti e designer in qualcosa di utile e bello.

La gallerista milanese e molti designer internazionali continuano a impegnarsi per trasmettere questo messaggio perché, come afferma la Orlandi, “è da pazzi non agire. Il tempo che ci resta è poco e bisogna capire che insieme possiamo fare molto. No c’è più spazio né per l’ignoranza né per la pigrizia”.

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