
Un gruppo di ghost designer realizza collezioni riproducendo esattamente i divani delle sitcom americane più famose.
Realtà, fantasia? Vogliamo crederci perché noi della Slash Generation, quelli con la slash (/) anagrafica fra la messa in onda dei I Jefferson e il passaggio su Netflix di Grace and Frankie, non possiamo non pensare a una delle più esilaranti entrate in scena di mister Jefferson quando a squarciagola urla a sua moglie Louise: Cambialo!..coprilo!…buttalo, Weezy! indicando il divano al centro dell’ appartamento. Conti alla mano, il giro d’ affari della catena di lavanderie Jefferson è cresciuto e “il piccoletto”con cipiglio superbo di chi ce l’ha fatta dal nulla, il più cinico e ironico uomo d’affari newyorchese può permettersi il lusso di annunciare ad amici e parenti di voler cambiare gli arredi del costosissimo appartamento in cui vive a Manhattan, iniziando proprio dal cambiare quel divano.
Il destino del divano è stato da sempre quello di essere coperto e cambiato.
In epoca non sospetta di filosofia del recupero, in casa Jefferson riciclato dalla mitica cameriera Florence. Da I Jefferson a Friends, passando per casa Robinson fino a Modern Family e Grace and Frankie il divano è stato in ogni episodio ricettacolo silenzioso di vita vissuta. Destinato a raccogliere storie di tutti, attori protagonisti e non, sceneggiate sulla falsariga di vere e proprie sedute psicoanalitiche: conflitti, crisi pre e post adolescenziali di genitori, figli, amici; di coloro che fra attori e comparse avevano qualcosa di importante e impellente da dire, recitare. Per la serie In divano, veritas.Se il divano ha fatto il giro di tutte le sitcom segnato da epoche e stili, il termine divan inizia il suo cammino dall’antico Oriente per approdare nella lingua comune e nelle case più o meno fittizie e reali di oggi, con o senza tv accesa sulle sitcom. Il termine divan lo si ritrova nell’antico persiano del VI – IV secolo a. C. Scrivo divan ma bisognerebbe inserire due accenti orizzontali sulla “i” e sulla “a” e per correttezza scrivere dīvān, termine del medio persiano del VI secolo d. C. e che significa appunto divano per come lo intendiamo oggi.
L’etimologia di questo termine è una storia infinita.
Lo sanno bene i ghost designer che sondano l’ etimo e vanno a cercarlo ancora più indietro del sesto secolo avanti Cristo, fino all’ accadico e al sumerico Dub, quando divan indicava la tavoletta d’argilla sulla quale si scriveva.
Il dīvān (con gli accenti al posto giusto) sarebbe dunque una sorta di taccuino per gli appunti, letteralmente il supporto d’argilla sul quale all’epoca si registrava e scriveva qualcosa. Un po’ come accade oggi quando ci si sprofonda per scrivere e raccontare qualcosa, ascoltare qualcuno; oppure dormirci di sonno pesante come fanno Grace e Frankie separate da relativi mariti nella stessa casa. Il divano è di tutti, amici e nemici (a iniziare dalle fodere), dichiara Frankie.
Dall’origine persiana il termine entra anche nella lingua araba ( fra il VI e il VII secolo) e poi in quella turca, con la forma diwán. E da quest’ultima proviene il termine italiano.
Il resto è storia recente, si fa per dire. Il termine entra nel nostro vocabolario nel XVI secolo
Passando prima per la Francia quando designava il sofà, per arrivare ai nostri giorni completamente epurato da grammatiche e lingue antiche; praticamente per essere definito un semplice complemento d’arredo, più o meno di design. Tempi moderni, linguaggi tecnici.
Un giro lungo anche per il divano della psicoterapeuta Selma Derwich, personaggio protagonista di Un divano a Tunisi – il film del 2019 della regista e sceneggiatrice Manele Labidi Labbè – che trasloca da Parigi alla periferia di Tunisi dopo la caduta di Ben Ali, dov’è nata e cresciuta, e intende continuare il suo lavoro di psicoterapeuta con divano a seguito fra diffidenza e frustrazione generale dei concittadini tunisini.Se il complemento d’arredo più accogliente e camaleontico delle case di tutti cambia forme e stile in ogni epoca, il design del divano ghost è identico quello della sitcom: basta ordinarlo inquadrando un frame di Friends, I jefferson, I Robinson e avviare l’app. Si dice.Come si chiama e quando sarà attiva l’app? Top secret.Ci piace pensare che esista.Vogliamo crederci che quel taccuino a forma di divano giramondo e usurato possa arrivare nelle nostre case rianimato dal design.
Le sitcom che ispirano gli arredi:
















